Stili e varianti del Canto Difonico Tuvano (Khöömei)

Il canto degli armonici, a Tuva, è conosciuto con il termine generico Khöömei, che tradotto significa gola.
Dire che è soltanto una famiglia di tecniche vocali è riduttivo, è altresì una disciplina incentrata sull’ascolto di noi stessi e dei suoni della natura. Per iniziare a carpirne l’essenza, il modo migliore è sicuramente quello diretto: un concerto live di un gruppo Tuvano, o un loro disco! Ecco alcuni gruppi da non perdere: Chirgilchin, Alash ensemble, Tyva Kyzy e Huun Huur Tu.
Ad ogni modo, in questo articolo mi limiterò ad elencare i principali stili di Khöömei, suddivisi in tre stili principali e quattro sottostili.

La nomenclatura degli stili è universalmente riconosciuta ed utilizzata a Tuva. Negli audioesempi potrete ascoltare la pronuncia in lingua Tuvana dello stile, seguita da una mia breve improvvisazione.

I  TRE STILI PRINCIPALI: 

Khöömei,  Sygyt,  Kargyraa

  • Khöömei (pron. ho-méi) (in cirillico: хөөмей)
Roberto Magnani – Khoomei style

Come anticipato, è il nome con cui si indicano sia lo stile principale, sia tutte le tecniche Tuvane di canto difonico.
Il timbro di base dello khööméi viene chiamato “Khorékteer” (pron.en.hor-ék-téér), letteralmente korek=petto e teer=voce, “cantare con il petto”: questo tipo di timbro è imprescindibile per chiunque voglia cantare anche tutti gli altri stili in modo tradizionale.
Nel seguente audio potete sentire la mia voce “normale”, con cui parlo abitualmente, e poi in khorékteer :

Questo tipo di timbro viene tutt’oggi “demonizzato” da molti insegnanti di canto, che lo considerano lesivo per le corde vocali. Falso! Le corde vere lavorano normalmente, e la postura del corpo è rilassata, eccetto nella regione addominale, per via dell’intenso sostegno costo-diaframmatico e nella regione sovraglottica, poiché vengono attivati i muscoli che controllano le false corde.
(a dimostrazione di ciò, sono stati fatti numerosi esami in laringostroboscopia sia a me, che ad altri cantanti professionisti).
E’ importante avere una corretta respirazione ed un controllo totale della pressione sottoglottica, in questo modo è possibile eseguire questa tecnica in totale sicurezza.
La sensazione di “contrattura” percepita da chi ascolta, deriva dal fatto che le false corde vengono avvicinate tra loro creando una sorta di strettoia, originando così il tipico timbro metallico; costringere le corde vocali vere, oltre a non essere necessario ad ottenere il suono desiderato… è lesivo.
Quando ci si approccia per la prima volta a questa tecnica, è molto difficile riuscire a chiudere le false corde senza contrarre altri muscoli non necessari.

Conoscere a fondo il proprio corpo è fondamentale al fine di evitare tensioni muscolari non desiderate, specialmente sulle corde vocali vere.

Torniamo allo stile. Impostando la voce in “khorekteer“, è possibile eseguire lo khöömei, nel quale gli armonici vengono modulati ritmicamente e melodicamente attraverso le vocali ed alcuni fonemi. Le fondamentali utilizzate comunemente stanno tra il sol2 ed il sol3 (100-200hertz), mentre gli armonici amplificati per formare le melodie sono quelli che richiamano la scala pentatonica maggiore.
Nello specifico, sono gli armonici numero: 6,8,9,10,12,13. L’11° si salta. Non si fa. E’ proibito. “Чok”!! (“NO” in lingua Tuvana)
Il 7° ed il suo doppio (14°) invece vengono usati meno frequentemente, così come il 16°.

  • Sygyt (pron. s-g-t)  (in cirillico: Сыгыт)
Roberto Magnani – sygyt style

Probabilmente lo stile più caratteristico dello Khöömei, poichè permette di amplificare al massimo il volume degli armonici. Grazie a Roberto Magnani per questa sua registrazione!

La tecnica consiste nell’appoggiare la punta della lingua sul palato mentre si modulano le vocali U-I. Unitamente alla selezione precisa degli armonici, abbiamo anche gli accenti su ogni armonico, utilizzati come abbellimento in un modo del tutto simile a quello che si può sentire da un flautista, mentre utilizza le cosiddette acciaccature. Per questo motivo, chi sente questa tecnica vocale per la prima volta, ha l’impressione di udire uno strumento musicale, anziché una voce umana.

Questo stile prevede una maggiore compressione nella laringe (di norma, solo sulle false corde vocali, e non sulle corde vocali “vere”[…]) pertanto si ha un minor volume della nota fondamentale rispetto allo khöömei.

Le fondamentali nel sygyt sono un pò più alte, molto spesso attorno al mi3 (165Hertz) per gli uomini, e sol3(196Hertz) per le donne.
Il criterio più importante con cui si sceglie la nota fondamentale per cantare in sygyt, tuttavia, è che tale nota permetta di amplificare armonici almeno sino al 12° .

In occidente troviamo una versione analoga al sygyt, denominata “tecnica a doppia cavità” o “L-technique”. E’ probabilmente la tecnica più conosciuta nel mondo, quando si parla di canto difonico.

La “L-technique” si distingue dal sygyt Tuvano soprattutto nel timbro della fondamentale, mantenuto “neutro”, o con impostazione da belcanto.

  • Kargyràa (pron. kar-guh-ràh) (in cirillico: Каргыраа)

La voce della montagna, ben nota per la profondità ed il suono grave, simile ad un ruggito. Anche questa è una modalità di canto che utilizza le false corde, stavolta però in adduzione vibratoria, anziché semplice adduzione. In questo modo le false corde generano un’ottava esatta sotto alla nota prodotta dalle corde vocali vere: un ascolto attento permetterà di percepire distintamente questo “sub-armonico”, come se ci fosse la voce di un basso che armonizza un’ottava sotto all’esecutore di Kargyraa. Modulando le vocali, si selezionano contemporaneamente altri armonici, con i quali si va ad intonare la melodia. (anche questa tecnica è stata dimostrata attraverso esami specifici, tra cui la laringostroboscopia).

Lo stile Kargyraa si suddivide a sua volta in due varianti:

  •  Dag (montagna)
  • Khovu (steppa)

Il Dag kargyraa, che avete ascoltato poco fa, utilizza un timbro di partenza neutro, simile al parlato. Secondo una leggenda Tuvana, il sub-armonico ottenuto rappresenta la voce dello spirito protettore delle montagne, mentre la melodia creata usando gli armonici richiama la forma delle cime e delle valli. Solitamente il Dag Kargyraa viene intonato attorno al DO3 (130Hz), con aggiunta della sub-ottava prodotta dalle false corde (DO2, 65Hz). Questa tecnica è molto simile al “Bassu” del Canto A Tenore Sardo, anche se quest’ultimo viene intonato attorno alle note FA3 e SOL3. Nel Bassu sardo gli armonici non vengono impiegati per formare melodie come nel Dag Kargyraa, bensì vengono scelti con attenzione in modo da creare un buon suono assieme agli altri coristi. Questa tecnica è sempre più diffusa anche tra le donne le quali, per ragioni anatomiche, intonano note più acute rispetto agli uomini.

Lo Khovu kargyraa utilizza di base il timbro khorekteer, che conferisce alla voce un suono secco e penetrante: generalmente le fondamentali utilizzate sono più alte rispetto a quelle usate nel Dag Kargyraa. Ecco un’esempio:

SOTTOSTILI E ABBELLIMENTI:

  • Borbangnadyr (pron. bor-bang-na-dìr)

In lingua tuvana significa “rotolamento” e consiste in un movimento rapido della lingua e/o delle labbra, atto a scandire il ritmo durante qualsiasi stile di khöömei. Può essere eseguito anche in modo virtuoso, con trilli e vibrati rapidissimi: in questo caso viene chiamato Damyrak Borbangnadyr.

Va considerato che questo stile ha un effetto molto diverso a seconda dello stile principale al quale viene applicato.

Quando applicato al sygyt, ricorda il verso degli uccelli. Al kargyraa invece, ricorda il suono del vento. Infine, allo khöömei, ricorda il gorgoglio dei ruscelli.

  • Ezengileer (pron. e-zen-ghi-lér)

Il ritmo dell’andatura a cavallo è uno dei fattori che ha maggiormente ispirato i canti Tuvani. Il nome Ezengileer deriva dal termine tuvano Ezengi (staffa) poichè ricorda il rumore delle staffe durante la cavalcata a cavallo. Questo stile può sembrare complicato e lo è, ma lo si può spiegare in modo davvero semplice! L’effetto ritmico è ottenuto tramite l’apertura intermittente del velo palatino, il quale permette all’aria proveniente dai polmoni, di deviare per un attimo nelle cavità nasali, per poi bloccarla nuovamente. Quando l’aria passa nelle cavità nasali e poi esce dalle narici, produce il tipico suono percussivo dello stile Ezengileer.
Tale stile è apprezzabile più spesso negli stili sygyt e khöömei, più raramente nel kargyraa. Uno studio approfondito di questa tecnica è stato pubblicato nel Journal Of Voice .

ALTRE VARIANTI STILISTICHE

  • Byrlang (pron. bir-lang)

Qui vale la pena soffermarvisi un momento: questa particolarissima tecnica permette di controllare ben tre suoni contemporaneamente:

“Byrlang”, tradotto dal Tuvano con “tremolìo”, o “frèmere”, indica un particolare vibrato abbinabile in generale agli stili a singola cavità: si ottiene tramite spasmo muscolare semi-volontario del labbro superiore, il quale genera un vibrato molto forte sul 2° o 3°armonico: questo, sommato al suono costante della fondamentale ed agli armonici superiori selezionabili, dà come risultato un canto…tri-fonico!

Dato che il movimento necessario è semi-volontario, è molto difficile controllare la vibrazione delle labbra e quindi del terzo suono udibile. Personalmente, posso aggiungere che, addirittura, in alcuni giorni la tecnica semplicemente non riesce! Il cantiere però resta aperto; forse scopriremo qualcosa in più, prossimamente.

  • Dumchuktaar (pron. dum-ciuc-tàar)

Dal Tuvano “dumchuk” (letteralmente: “naso”) è uno stile molto simile al sygyt, però eseguito a bocca completamente chiusa. E’ uno stile insolito poichè normalmente negli stili di khöömei, il suono prodotto e l’aria escono sempre e solo dalla bocca. Questo è un ottimo modo per riconoscere un cantante di khöömei che ha studiato seriamente. Il suono nasale, con aria che si disperde dalle narici, è tipico di chi tenta di riprodurre le sonorità metalliche del korekteer, senza conoscere la tecnica giusta.

Uno dei migliori esecutori di questa tecnica fu Kongar-Ool Ondar, che spesso la abbinava alla vibrazione delle false corde. In questo caso, prende il nome di “Dumchuk-kargyraa“, ovvero il “kargyraa dal naso”.

  • Chylandyk (pron. ci-lan-dìk)

È l’unione tra gli stili Sygyt e Kargyraa. Il termine Tuvano, tradotto, indica il frinire dei grilli. La particolarità di questo stile è che risulta ricchissimo di armonici.
Curiosità scientifica: la sub-ottava fa sì che l’armonico da cui normalmente si cominciano le melodie, ovvero il n° 8, diventi il n° 16. Questo porta ad avere a disposizione la serie armonica compresa tra gli armonici 16 e 24, anziché i consueti 8 e 12! Pertanto avremo una scala …quasi cromatica.

Altre combinazioni e tipi di abbellimento sono possibili nell’esecuzione, ma essendo veramente tanti, il loro catalogamento sarebbe troppo lungo, quasi impossibile!
I primi cinque (khöömei, Sygyt, Kargyraa, Borbangnadyr ed Ezengileer) sono quelli utilizzati ufficialmente dall’orchestra nazionale Tuvana.
Nuove varianti si stanno sviluppando tra i praticanti di tutto il mondo,
ma di questo ne parleremo in un altro articolo.

Giovanni Bortoluzzi

(L’articolo è frutto di una continua ricerca sia personale che con un team di medici ricercatori, pertanto viene periodicamente aggiornato.)


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